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Mostra d'arte "Verso sera a Venezia" di Antonio Amodio a Palazzo Ferro Fini dal 21 gennaio al 12 marzo 2020

Mostra d'arte "Verso sera a Venezia" di Antonio Amodio a Palazzo Ferro Fini dal 21 gennaio al 12 marzo 2020

Continua la stagione delle esposizioni dedicate dal Consiglio regionale del Veneto ad artisti contemporanei rappresentativi della realtà culturale internazionale: dopo Alberto Biasi e Nancy Genn, oggi è la volta di Antonio Amodio, figura singolare dell’arte veneta che, per molti aspetti, merita una certa attenzione anche da parte del grande pubblico dopo quella riconosciutagli dalla critica più attenta. 
Affinatosi alla scultura nella bottega artigiana di Giovanni Massagrande, maestro del legno oltre che stimato restauratore e per altro figura singolarissima nel panorama del secondo Dopoguerra veronese, Antonio Amodio è riuscito a sviluppare la propria ricerca partendo appunto dalla scultura in pietra o legno, dal bassorilievo e dalle tecniche di tradizione rielaborate nel contesto della sperimentazione dei nuovi linguaggi espressivi emergenti negli ultimi due decenni del Novecento: l’incontro poi con Giacomo Manzù segnò un punto di svolta nell’acquisizione di una autonomia e personale consapevolezza della produzione artistica oltre che nella gestione di tutte le tecniche pittoriche: non è un caso se proprio questo incontro segnò la conquista di una straordinaria “immediatezza e libertà espressiva, forte e intensa”, per usare le parole scelte dallo stesso artista veronese, che ancor  oggi cogliamo nell’essenzialità del gesto e nel tratto rapido, pronto,  che rammenta l’incisività e la sicurezza dell’agire tipico dello scultore, ma anche la capacità di cogliere e fare sintesi straordinaria con evidenti rimandi all’opera del terzo, grande, punto di riferimento nel percorso artistico di Amodio, il veneziano Saverio Barbaro ulteriore fonte di ispirazione.  Se in Barbaro prevale un cromatismo veneziano eccezionale, in Amodio s’afferma invece una tavolozza ridotta all’essenziale quasi a voler ribadire una scelta che non è solo stilistica, la ricerca della sintesi, dell’immediatezza senza intermediazioni, casomai giocata su chiaroscuri, su inaspettate ombre e lumeggiature.  E’ interessante la  capacità di Amodio di assimilare e far propria la lezione dei suoi maestri, come delle tendenze più interessanti nel panorama artistico internazionale, rilette e rielaborate per dar vita ad un linguaggio personale e poetica autonoma, capaci di cogliere nel loro realismo l’essenza, al di là delle apparenze, dei nostri anni. 
Ecco, il realismo sviluppato da Amodio supera l’irrequietezza, la precarietà, dei nostri giorni diventando uno strumento di approfondimento e riflessione tutt’altro che scontato o banale. E qui emerge un ulteriore dato di questo artista: la sua capacità, evidente soprattutto, ma non solo, nell’opera pittorica, di essere accessibile a tutti, di ammettere, cioè, una pluralità di chiavi di lettura delle sue opere che lo rendono apprezzabile sia all’esperto di arte contemporanea come al neofita, dote questa tutt’altro che scontata.
Palazzo Ferro Fini, con i suoi capolavori dal Canova a Nancy Genn, si fa scena di una esposizione con cui fare il punto del percorso artistico di questo veronese le cui opere sono apprezzate a livello internazionale, tanto da figurare in collezioni e musei prestigiosi e non solo in Europa, un artista che parla nella sua parabola della nostra realtà, e delle sue contraddizioni, del nostro mondo, non solo del Veneto,   tra gli ultimi decenni del Novecento sino ai nostri giorni.
 


www.antonioamodio.net